Si ok, potrebbe esser peggio.. ma potrebbe anche esser meglio!

(Mi sono trasferita qui http://www.interno2.com/)

Ho finalmente preso la decisone di condividere con voi le mie preziose ricette prelibate (quasi tutte ottenute con i resti trovati nel frigo.. alcuni marci e/o scaduti e quindi scartati e altri.. chissà). Preparatevi quindi perchè sto per dare un contributo importante all’umanità intera:

Dosi per 4 persone.. o 1 a seconda della fame.

 

Ingredienti:

1 barattolo di mais (pieno);

2 uova preferibilmente fresche ma va bene anche non troppo;

2 pomodori extralarge;

3 cubetti di burro;

Salsa yogurt a piacimento.

 

Preparazione:

Prendete due padelle, una piccola e una grande e aiutandovi con dei travasi pratici e veloci decidete in quale delle due ci sta meglio il contenuto di un intero barattolo di mais. Una volta deciso mettete la padella prescelta con il mais a fuoco lento, l’altra padella buttatela nel lavello insieme al resto. Aggiungete al mais i 3 o 4 cubetti di burro e rigirate il tutto con molta delicatezza, facendo attenzione a non rovesciare il mais per tutta la cucina ed essere quindi costretti a raccoglierlo uno per uno per poi rigettarlo in padella. Lasciate cuocere il mais per un tempo.. lasciate cuocere il mais. Procuratevi ora 2 o anche 3 o perchè no anche 4 pomodori extralarge ben cotti, se non li avete chiedeteli alla vicina. Tagliate i pomodori a cubetti in un piatto fondo e conditeli con la salsa yogurt senza prestare troppa attenzione al fatto che la metà del pomodoro sia in stato semi-liquido. In un pentolino mettete a bollire dell’acqua e immergetevi le due uova presumibilmente fresche. Rigirate il mais sempre con la dovuta attenzione. Aprite il frigo ormai vuoto e togliete quella salsa al granchio che avete da 5 mesi. Buttate il contenuto del vasetto nella busta dell’umido, il resto lanciatelo nella busta del vetro. Togliete il mais dal fuoco e versatelo nel piatto con i pomodori. Togliete anche le uova dal fuoco e sgusciatele senza sporcare la metà tavolo con i pezzetti di guscio. La prossima volta fate raffreddare le uova prima di sgusciarle subito, eviterete un paio di bestemmie. Ora che anche le uova sono pronte tagliatele a pezzetti e mettetele nel piatto con l’ormai zuppa di pomodoro e mais. Rigirate il tutto e prima di servire a tavola aggiungete un altro poco di salsa allo yogurt, che non guasta mai.

Buon Appetito!

700, 1200, 2000, 2800 €. Uno schiaffo preso e uno dato. Da 450 a 22380 Km. 1 mese poi 3 poi 5 e 6. Un bacio. Un taglio nuovo. Abbracci dolci e abbracci sudati. Un lavoro. Una casa. Occhi di fuoco e occhi di sonno. Il sorgere del sole ogni lunedì. Costruire. Sogni e incubi. Sguardi lunghi chilometri. Baci regalati e baci rubati. Un matrimonio come un sogno. Canzoni e nodi alla gola. Ricordi. Una casa nuova. Braccia e gambe più forti. Polsi più piccoli. Strade. Solitudine e indipendenza. Mobili sghembi. Calze nel frigo. Ancora occhi. Occhi disgustati. Occhi scettici. Occhi complici. Occhi d’ira. Occhi increduli. Occhi sognanti. Occhi immensi. Cibo scaduto. Regali. Silenzi. Insalate e cornetti. Parole pensate e dimenticate. Lacrime dolci e lacrime amare. Coca Cola. Il frigo vuoto. Progetti e sogni. La casa piena. Amici da amare. Coincidenze fortunate. Caffè macchiati e succhi all’ananas. Occhiolini. Lavoro e ancora lavoro. Frasi amare. Piccole soddisfazioni. Mi manchi ma non ho premuto io quel grilletto. Occhiaie. Good Morning. Numeri. Viaggiare e tornare bambini. Correre. Saltare. Ascoltare. Viaggiare ancora, vivere un sogno e tornare con il cuore pieno. Vivere e sentirsi vivi. Ridere. Parlare da soli. Cantare. Nuotare. Guidare con occhi spenti. La casa vuota. Disattivare la sveglia ogni venerdì. Dormire. Inventare. Svegliarsi alle 15:19. Cambiare. Cambiare e restare uguali. Crescere. Migliorare. Reinventarsi. Guardarsi allo specchio e riconoscersi.

Questa è una giornata da ricordare.

Run, travel, swim, skip.

Yeah, I know it’s lame, but, Whatever.

Skip anyway.

Breathe.

Live.

Un paio di giorni fa ero in un bar sulla spiaggia e si è avvicinata una bambina tedesca che mostrandomi le manine vuote mi fa: “foca?” pochi istanti per capire cosa poteva volere da una seduta al bancone di un bar, le rispondo: “Coca? Coca cola?” poi un suo sguardo misto tra imbarazzo e perplessità mi fa capire che non ho capito un cazzo. Ci riprovo: “Speak english?” altro sguardo perplesso. “Spanish?” no, niente. “French?” ancora niente. Al che mi rompo le palle e mi guardo intorno per cercare i genitori e in fondo vedo un tizio con il braccio teso con in mano una forchetta. Una forchetta. Voleva una forchetta.

PS. Era Tedesca.

Era un lunedì mattina di metà Maggio con la sveglia alle 06:50, caffè macchiato a colazione e alle 08:00 in riunione. Una di quelle mattine in cui prendi la macchina per andare a lavoro e sei di buon umore, ti senti bene, riesci a cogliere quell’attimo in cui ti senti felice.

Stavo così bene e in pace che d’istinto mi è venuto in mente di prendere il telefono e chiamarti.. chiederti come stai.. e farti gli auguri.

 

La vita è una carezza e uno schiaffo, tutte e due insieme.

Una carezza e uno schiaffo.

Devi pensarci bene prima di dare una carezza perchè potrebbero anche arrivarti due schiaffi insieme, uno dietro l’altro.

Tremila euro di stipendio in un mese.

Fatto.

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